domenica 29 novembre 2009

Liam Gabriele McCarty, conteso tra l'italia e l'america, urla il suo dolore

Il Messaggero – Sabato 28 Novembre 2009 Sezione Interni Pagina 13
di MARIDA LOMBARDO PIJOLA

ROMA- La braccano per toglierle il figlio di otto anni che nasconde. Manuela sa che la legge non sempre ha ragioni simmetriche a quelle dei sentimenti della gente. Sa che i Carabinieri li stanno cercando dappertutto, lei e suo figlio, e le sarà sempre più difficile rassicurare Leo, nella bolla dove vive in simbiosi con lei come nel ventre, come sempre. «Mi dice: ”mamma, non lasciare che mi prendano, non voglio tornare in casa famiglia, non voglio vedere mio padre, io gliel’ho urlato pure l’altro giorno a quei signori con la toga, gli ho raccontato le cose brutte che mi ha fatto, perché non mi ascoltano, perché non mi credono?”. Non so che rispondergli».
E allora vorrebbe urlare anche lei, come Leone ha fatto la settimana scorsa, quando ha visto suo padre in Tribunale, e come fa invariabilmente tutte le volte che lo costringono a incontrarlo, e allora piange, si sbatte per terra o contro i muri, lo accusa, lo insulta, moltiplica l’energia del suo fiato di bimbo per gridare, con una coerenza inflessibile, struggente, disperata: «vattene mi fai schifo lasciatemi in pace perché non mi credete voglio tornare a casa mia». Manuela invece no, non urla. Racconta lentamente, dissimulando il dolore il terrore l’ansia in un registro di voce tranquillo, come se fosse una storia capitata ad altri, non a lei. Nel luogo dove nasconde il suo bambino, al sicuro dall’infierire scomposto dei torti e delle ragioni degli adulti, Leone gioca e fa i compiti e guarda i cartoni, ma poi ogni tanto è scosso da un soprassalto di memoria. Guarda sua madre con quel suo sguardo vivo e lucido, da grande, e chiede: «Perché fanno questo a un bambino? Perché ci vogliono separare? Perché mi vogliono chiudere in quel posto dove mi fanno del male?» In casa famiglia Leone è già stato cinque mesi, ed tornato scosso magro sporco ammalato, e ha raccontato di violenze e molestie, e di ragazzi che avevano il doppio dei suoi anni. E’ solo una sequenza dell’incubo di Leo, bimbo conteso tra Manuela, romana, già conduttrice di programmi per bambini e producer in Rai, che accusa il padre di averne abusato sessualmente, e Mike, grafico, americano, che accusa la madre di averlo rapito e di manipolarlo per sottrarlo a lui. Leone, nome inventato da lui stesso a beneficio del cronista, «perché il leone, dice mio figlio, è simbolo di forza interiore». Da quattro anni, il piccolo leone affronta con grinta una vita vulnerata, vessata da una feroce vicenda giudiziaria tra gli Usa e l’Italia. Negli Stati Uniti Leone è famoso, per via di una campagna mediatica promossa da suo padre tra networks, giornali, video, duecento siti web che pubblicano foto e nome del bambino, al grido: salviamo Leone, rapito da sua madre.
Salviamolo, già, ma da che cosa? «Il bimbo ha un legame positivo, sano, forte, intenso con la mamma, unico riferimento sicuro della sua vita. Toglierlo a lei è come strappare un albero dalla sua terra: muore», assicura il neuropsichiatra infantile Luigi Cancrini, che ha in cura Leo da due anni. «E’ lucido, credibile, intelligentissimo. E’ certo di aver subito abusi. A prescindere dal merito processuale della vicenda, costringerlo a vedere il padre è una violenza». Una storia violenta, dal principio. Un matrimonio finito male, una gravidanza fuori tempo, e Manuela torna in Italia per partorire. «Anche se Mike non si faceva quasi mai vedere, e non pagava gli alimenti, sono tornata a vivere negli Usa: volevo che mio figlio crescesse con un padre». E adesso il racconto si spezza nei singhiozzi. «Quando autorizzano gli incontri con pernottamento, Leone torna pieno di lividi, sembra impazzito, manipola le sue parti intime, fa pipì a letto, piange, non dorme, non vuol vedere il padre. Infine racconta di strane foto, strani video, strani giochi». Alcuni psicologi ipotizzano abusi sessuali. Manuela, disperata, torna in Italia col bambino, e denuncia l’ex marito. Lui accusa lei di rapimento. Un successivo intrigo giudiziario, tre perizie, due che ritengono verosimili le accuse di Leone e un’altra no, esperti e magistrati divisi tra la tesi della credibilità del bimbo e quella di un suo condizionamento da parte della madre. Nel dubbio, il Tribunale toglie a entrambi i genitori la patria potestà. Infine Mike prosciolto: potrà avere incontri protetti con il figlio. Ma il figlio lo rifiuta. Dopo la prima esperienza traumatica in casa famiglia, il bimbo viene collocato dai nonni materni. Chiede di non vedere più suo padre. Di stare con sua madre. Di spiegare le sue ragioni a un magistrato.
Racconta Mario Occhipinti, legale di Manuela. «Lo hanno convocato senza avvertici. Si è trovato davanti suo padre senza la nostra assistenza, senza essere stato preparato. Ha pianto, ha urlato. Non hanno trovato di meglio che disporne l’immediato collocamento in casa famiglia e il divieto di rapporti con la madre e i nonni. Ho ricusato i giudici. E li denunceremo al Csm». «Non ho mai visto una così crudele violazione del diritto all’ascolto e al rispetto dei bambini», s’indigna Andrea Coffari, presidente del Movimento per l’Infanzia, che si è associato alla difesa di Manuela. «Il bimbo è sparito, è in corso un’indagine della Procura: nessun commento», dice Roberta Ceschini, legale di Mike. Intanto il piccolo leone si attrezza per difendersi da solo. Una lettera a Napolitano e Berlusconi. «Voglio una vita normale, ed essere lasciato in pace con mia mamma, e che mio padre mi lasci stare. Aiutami». Anche se gli adulti non gli credono, lui non ha ancora smesso di credere in loro.
LINK ARTICOLO ORIGINALE DIRE-MINORI
BIMBO CONTESO, LA MADRE: “BASTA VIOLENZE SU MIO FIGLIO”
BATTAGLIA COL PADRE AMERICANO. DRAMMATICA UDIENZA IN TRIBUNALE.
(DIRE – Notiziario Minori) Roma, 25 nov. – In occasione della giornata dedicata ai diritti dei minori, “il Tribunale per i minorenni di Roma convoca LGM, il bambino di otto anni conteso fra l’Italia e gli Stati Uniti e noto alle cronache americane con ampi servizi su Fox e Cbs. Qui, nonostante i pianti e le urla disperate del minore, confermate da testimoni presenti all’accaduto, il giudice obbliga LGM a vedere il padre non tenendo in alcuna considerazione l’evidente stato di choc del minore. Testimoni dell’accaduto affermano di avere sentito le urla e i pianti fin nei corridoi del Tribunale: una scena d’altri tempi”. E’ quanto si legge in una nota di Manuela Antonelli, la mamma del bambino conteso, e dei suoi legali. “Questo e’ il diritto all’ascolto sancito dalla Convenzione internazionale di New York applicato da alcuni giudici del Tribunale per i minorenni di Roma- si sottolinea nella nota-. Il bambino motiva l’inutile e disperato tentativo di sottrarsi alla vista del padre con il ricordo di passate violenze sessuali e il giudice, anziche’ approfondire tali gravissime affermazioni, decide di portare LGM nuovamente in casa famiglia, vietando inspiegabilmente il rapporto fra la madre, i parenti della madre e il minore. Tale incredibile decisione e’ stata presa contro il parere del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni che consigliava il collocamento del minore presso la madre e nonostante una approfondita consulenza tecnica disposta dallo stesso Tribunale dove si legge che ‘il bambino ha bisogno della madre e sconsiglia di tenerlo stabilmente separato dalla stessa’”. Il padre del bambino e’ americano “e violando tutte le elementari regole di rispetto e privacy ha attivato su Internet una campagna di disinformazione e denigrazione della madre e della giustizia italiana, in numerosi siti, oltre all’esatta indicazione del nome e cognome del figlio ha inserito filmati che lo ritraggono senza alcuna precauzione. I commenti americani sui siti e su youtube sono desolanti: in uno di questi si legge “non comprate nulla dall’Italia e non andateci in vacanza, l’Italia e’ peggio dell’Iran”. I legali della madre, la signora Antonelli, hanno ricusato il giudice che ha firmato l’ordinanza e annunciano reclamo presso la Corte d’Appello e un esposto al Consiglio superiore della Magistratura. “Il bambino non vuole tornare in casa famiglia, dove ha dichiarato, in sede di consulenza tecnica d’ufficio, di avere subito atti di bullismo da parte di bambini piu’ grandi. Lo si portera’ via con la forza? Si fara’ violenza a un bambino che urla la sua disperazione costringendolo a separarsi dalla madre? Ci sono pressioni esterne che stanno condizionando i giudici?”. La madre “rompe il silenzio e chiede aiuto ai media italiani perche’ si occupino con spirito di verita’ e nel rispetto dei diritti dei bambini di questa terribile vicenda, chiedendo pero’ di non diffondere immagini e il nome di suo figlio. La madre chiede aiuto a tutte le associazioni che in Italia si occupano della tutela dei minori perche’ a suo figlio non sia fatta ancora violenza”. (Wel/ Dire)

Don Ruggero Conti - Non posso satre in carcere, sono malato.

Don Ruggero contro i giudici: «Malato, ma in carcere»
Udienza movimenta, giovedì pomeriggio, al processo contro don Ruggero Conti. Il parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima di Selva Candida, finito in carcere il 30 giugno del 2008 con l’accusa di aver abusato sette ragazzini che frequentavano la sua chiesa, si è sentito male in aula, come era accaduto nel corso dell’udienza precedente. Proprio nel giorno in cui il suo legale, Fabio Marini, ha presentato in Procura un esposto in cui il religioso denuncia i giudici che si sono occupati della sua vicenda dal 7 agosto del 2009 sino al 24 novembre del 2009.
Secondo il prete si ostinerebbero a tenerlo in carcere, dove è tornato lo scorso marzo dopo un periodo agli arresti domiciliari per effetto del decreto legge sulla sicurezza, nonostante sia stato dichiarato dai medici del carcere di Regina Coeli «incompatibile con la detenzione» a causa di una grave ipertensione. Anche giovedì, prima che i giudici cominciassero ad ascoltare la testimonianza di due dei giovani che l’accusano, la pressione di don Ruggero è saltata alle stelle, tanto da costringerlo ad abbandonare l’aula. Il processo è andato avanti lo stesso e il giudice ha disposto che il religioso fosse ricoverato in una struttura sanitaria protetta di Viterbo. Le due presunte vittime degli abusi hanno sostanzialmente confermato le accuse.
Nella denuncia il religioso ripercorre la sua «storia carceraria». È luglio scorso quando due periti nominati dal Tribunale lo visitano e stabiliscono che soltanto il suo ritorno ai domiciliari avrebbe scongiurato il rischio di ulteriori complicanze, ecludendo il ricovero presso strutture cliniche penitenziarie. Il 19 agosto, su richiesta del Tribunale, è il carcere stesso a dire che il detenuto non poteva più rimanere in cella. Ciò nononstante i giudici dispongono il ricovero di don Ruggero presso una struttura ospedaliera. Il 22 agosto il prete viene portato all’ospedale Santo Spirito. E anche qui il responso è lo stesso: incompatibilità con l’isolamento e la permanenza in condizioni di restrizione a causa di un persistente stato depressivo. Due giorni più tardi don Ruggero viene trasferito e visitato nel reparto di medicina protetta del Pertini. Nella loro relazione i medici segnalano la necessità che fosse trasferito. Lì rimane fino ad ottobre quando, si legge nella denuncia, senza che il suo quadro clinico fosse migliorato, il religioso torna a Regina Coeli. Nella denuncia il prete chiede l’acquisizione e il sequestro delle cartelle cliniche e di valutare il comportamento dei giudici che hanno trattato il suo caso.
Secondo il pm Francesco Scavo il sacerdote avrebbe abusato tra il ’98 e il 2008 di sette ragazzini che gli erano stati affidati durante i campi scuola o le vacanze.
IlGiornale

domenica 15 novembre 2009

Asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio: sono cinque rinvii a giudizio

La procura di Tivoli ha chiesto il rinvio a giudizio dei cinque indagati coinvolti nell’inchiesta sui presunti abusi compiuti ai danni di 21 bambini della scuola materna “Olga Rovere” di Rignano Flaminio. A rischiare il processo sono le insegnanti Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti e Marisa Pucci, la bidella Cristina Lunerti e l’autore televisivo Gianfranco Scancarello, marito della Del Meglio.
Gli accertamenti sulla materna “Olga Rovere” sono iniziati nel 2006, con una una mamma che notò “strani” comportamenti nella figlia. L’atto è stato firmato dal pm Marco Mansi e dal procuratore capo di Tivoli, Luigi De Ficchy. La procura aveva chiesto l’archiviazione, accolta dal gip, per un’altra maestra, Assunta Pisani, e per il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva. Le indagini si sono chiuse il 13 gennaio scorso.
Il pm della procura di Tivoli, Marco Mansi, aveva chiesto l’archiviazione anche per la bidella Lunerti, ma in accoglimento della opposizione di alcune parti civili, il gip aveva disposto per quest’ultima l’imputazione coatta. Pesanti i reati contestati dal pm Mansi ai cinque indagati: atti osceni, maltrattamenti verso minori, sottrazione di persona incapace, sequestro di persona, violenza sessuale aggravata dalla minore eta’ delle vittime, corruzione di minori, atti contrari alla pubblica decenza.
I difensori dei quattro hanno ora 20 giorni di tempo per chiedere l’audizione dei loro assistiti o per depositare note e memorie. L’inchiesta giudiziaria, partita sulla base di alcune denunce dei genitori di bambini, prende in esame fatti cominciati nel 2001, per una bambina, e proseguiti per gli altri 20 alunni tra il 2005 ed il 2006. I cinque indagati furono arrestati il 24 aprile del 2007 con un blitz dei carabinieri. La vicenda destò molto scalpore e l’opinione pubblica si divise in innocentisti e colpevolisti. Il Riesame demolì l’inchiesta con un clamoroso dispositivo il 10 maggio del 2007 che scarcerò gli indagati definendo le accuse deboli e quelle fatte dai bambini sentiti dagli inquirenti influenzati dalle ”forti pressioni” dei genitori.
Poi cominciò nell’estate del 2007 il lungo incidente probatorio nella procura di Tivoli, quando furono sentiti alla presenza di psicologi dal gip Elvira Tamburelli, decine di bambini. Ora l’ultimo atto dell’indagine con l’esame delle accuse da parte del gip e un processo che si profila lungo e contraddittorio.
L’avvocato di un’indagata: “Processo sarà devastante per i bimbi”
“Sarà un processo, se il gup non avrà il coraggio di cambiare idea sulle decisioni dell’ufficio della procura, lungo, faticoso e devastante soprattutto per i bambini”. Così l’avvocato Giosuè Bruno Naso, legale della maestra Silvana Magalotti, commenta la decisione della richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati della vicenda sui presunti abusi sessuali sugli ex alunni della materna Olga Rovere. “Non posso dire che si tratta di una decisione che ci coglie di sorpresa – aggiunge ironicamente l’avvocato Naso – era un epilogo prevedibile di una vicenda per certi versi grottesca”.
Legale delle famiglie: “Decisione attesa”
“E’ una decisione che che non ci coglie di sorpresa dati gli esiti dell’incidente probatorio”. Questo il commento degli avvocati Franco Merlino e Antonio Cardamone, legali di alcune delle famiglie delle vittime dei presunti abusi sessuali, ex alunni della scuola materna di Rignano Flaminio. “Ora spetterà al giudice dell’udienza preliminare – aggiungono i due avvocati – valutare se l’impostazione accusatoria abbia ottenuto idonei riscontri in grado di sostenere le accuse nel probabile giudizio dibattimentale”.

sabato 14 novembre 2009

Asilo Rignano Flaminio: processare gli indagati

Rignano: pm, processare indagati. Respinte le eccezioni preliminari proposte dalle difese.
(ANSA)- ROMA, 14 NOV- Rinvio a giudizio per tutti gli indagati per i presunti abusi sessuali che avrebbero coinvolto 21 bambini della scuola di Rignano Flaminio. E’ la richiesta formalizzata al Gup dal Pm di Tivoli. Per il rappresentante dell’accusa, ci sono elementi sufficienti per arrivare al vaglio processuale. Fissata al 15 gennaio la prossima udienza. Il Gup ha respinto tutte le eccezioni preliminari proposte dalle difese.

CASO RIGNANO: LEGALE MAESTRA, RICHIESTA RINVIO A GIUDIZIO FONDATA SUL NULLA/RPT

Roma, 14 nov. – (Adnkronos) – ”Il Gup non avra’ il coraggio di smentire cosi’ clamorosamente l’operato della Procura e del suo ufficio. Credo che saremo rinviati a giudizio. Affronteremo il processo che sara’ devastante per le famiglie dei bambini e per gli indagati: fra due anni saranno tutti assolti perche’ sul nulla non si possono costruire le sentenze di condanna”. Cosi’ l’avvocato Giosue’ Bruno Naso, legale di Silvana **Magalotti**, una delle maestre indagate nell’inchiesta sul caso Rignano, commenta all’ADNKRONOS la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm di Tivoli per tutti gli indagati.
”La richiesta di rinvio a giudizio del pm non ci ha sorpreso – spiega il legale – E’ stato un intervento molto deludente, elusivo di tutti i temi sollevati nel processo dalle ordinanze sia del Tribunale del Riesame che della Corte di Cassazione”. Secondo Naso ‘’si continua pervicacemente a sostenere le ragioni della prima ora e cioe’ che i bambini avrebbero manifestato sintomi di abusi e che questi non possano essere avvenuti in altro luogo che nella scuola di Rignano. Poiche’ il pm non ha altre spiegazioni di questi abusi, che lui da’ per scontati, gioco froza devono essere avvenuti nella scuola: fatti da chi non e’ un porblema che lo affligge piu’ di tanto”.